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Bonus 110%, quando conviene cedere il credito fiscale e quando tenerlo

Bonus 110%, quando conviene cedere il credito fiscale e quando tenerlo

Credito, le regole per valutare quando conviene

Quando e come conviene cedere il credito d’imposta maturato grazie alle ristrutturazioni che danno accesso al superbonus e agli altri ecobonus? La domanda è sempre più frequente fra chi ha già fra le mani il progetto di intervento e dei lavori, valutati tutti gli aspetti formali e si trova ora a dover scegliere come effettuare la cessione del credito.

Cessione del credito totale o parziale?

Il credito d’imposta può essere ceduto totalmente o parzialmente, secondo percentuali libere e decise dal cedente stesso. Chi matura il credito fiscale può, infatti, scegliere di tenerne una parte da utilizzare in compensazione ai propri debiti fiscali e una parte venderla, accettando una delle numerose offerte presenti sul mercato della moneta fiscale.

L’opzione è possibile ma va valutata al meglio, perché non è conveniente per tutti. Una delle regole più importanti da tenere presente, infatti, è che il credito d’imposta che viene tenuto da chi lo matura grazie al superbonus viene diviso in cinque parti uguali, utilizzabili in cinque anni fiscali. La quota annuale deve essere utilizzata totalmente oppure viene persa.

Per fare un esempio: se il credito d’imposta ammonta a 50 mila euro, la sua suddivisione in parti uguali lo divide in 10 mila euro annuali per cinque anni. Per poterli utilizzare al meglio il debito fiscale dovrebbe quindi ammontare a 10 mila euro o più. Se questo debito fosse inferiore, per esempio ammontasse a 8 mila euro, i 2 mila euro restanti non possono essere né rimborsati, né utilizzati negli anni seguenti.

Una scelta possibile, per chi matura un credito fiscale che poniamo sempre di 50 mila euro è di tenerne una parte, per esempio 10 mila in compensazione al proprio debito fiscale e cedere la parte restante, in questo caso 40 mila euro, al miglior offerente.

Per questo motivo, come consiglia l’esperto in materia fiscale Luca Salvetti, occorre valutare bene se conviene tenere una quota di credito d’imposta per sé e, nello specifico, occorre valutare bene la propria capienza Irpef e la sua costanza negli anni. Un debito d’imposta eccessivamente variabile, infatti, potrebbe dare luogo a un avanzo di credito che in quel caso andrebbe perso.

Cosa fare in caso di vendita, acquisto o eredità?

Nel momento in cui si fa una scelta in materia di cessione del credito, occorre anche pensare che, rispetto al superbonus, essa si articola su 5 anni, mentre per gli altri ecobonus il tempo fiscale di riferimento è di 10 anni. Inoltre occorre considerare che il credito fiscale non venduto tende a seguire l’immobile. Se chi esegue i lavori che beneficiano del superbonus e ottiene il credito d’imposta vende l’immobile ristrutturato, deve sapere che la destinazione del credito d’imposta maturato va specificato nell’atto di vendita. Chi realizza una ristrutturazione per poi vendere l’immobile, infatti, rischia di perdere il credito d’imposta maturato e non ceduto se, nell’atto, non specifica che questo credito non sarà ceduto al compratore.

Nel caso più grave, quello per esempio che riguarda un lutto che compisce chi ha maturato il credito fiscale e non lo ha ceduto, saranno i passaggi ereditari a stabilire chi potrà beneficiare del credito fiscale residuo, che potrà essere suddiviso fra tutti coloro potranno vantare una quota sull’immobile.