Ecobonus, le tre mosse per sfruttare tutto il 110%
La spinta del super-bonus al 110% arriva a valorizzare anche la portata sostenibile degli interventi edili. Fra i lavori che potranno usufruire del maxi sconto fiscale, infatti, spiccano proprio gli impianti fotovoltaici, la possibilità cioè di installare sistemi per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile e staccarsi, almeno per una quota importante, dalla rete nazionale.
Si tratta di un incentivo forte, tenuto conto che proprio il Piano energetico nazionale ha fra le sue priorità, anche di favorire la nascita dei cosiddetti “prosumer”, produttori di energia verde e, allo stesso tempo, consumatori della energia elettrica prodotta dai loro stessi impianti, anche in momenti diversi grazie alla possibilità di installare accumulatori (sostanzialmente grandi pile) in cui “conservare” la stessa energia per eventualmente consumarla in un momento successivo alla sua produzione.
La nuova misura di ecobonus al 110% comprende gli impianti fotovoltaici, ma sempre in un’ottica di interventi trainanti di risparmio e di riqualificazione energetica, i cappotti termici, i nuovi impianti di riscaldamento ad alta efficienza, e gli interventi collegati al fotovoltaico come l’installazione di colonnine di ricarica e di altre opere di efficientamento.
Anche in questo caso la detrazione del 110% per queste spese vale dal 1° luglio al 31 dicembre 2021, e da recuperare in cinque anni o da trasformare in sconto in fattura oppure da cedere il credito d’imposta a banche e fornitori.
In particolare, nel caso di detrazione al 110% per l’installazione di impianti fotovoltaici collegati alla rete elettrica, occorre tenere presente che il tetto della spesa massima su cui è possibile calcolare la detrazione è di 48.000 euro.
La norma, inoltre, precisa anche che la detrazione va applicata rispettando un limite di spesa di 2.400 euro per ogni kW di potenza nominale dell’impianto.
Anche in questo caso, come per il resto degli altri interventi che rientrano in queste agevolazioni, l’eco-bonus del 110% scatta soltanto se i lavori sono associati a interventi collegati a ecobonus e sismabonus.
Per sfruttare appieno i vantaggi del superbonus possono essere seguite due strade in particolare. Un primo passaggio prevede la stesura di una diagnosi dell’immobile: ci si può rivolgere a una Esco (le società di servizi energetici) o una utility (società municipale che fornisce energia) e che esegue una diagnosi energetica dell’edificio.
Sulla base di questo riscontro l’Esco proporrà una serie di lavori, facendosi però carico di “diventare titolare” del credito d’imposta (o trovare chi se lo assume al suo posto).
Con i “vecchi” bonus (tutt’ora in vigore) la diagnosi spesso veniva fatta pagare al proprietario dell’edificio. In questa fase, invece, ci sono già operatori che iniziano a proporla come parte del pacchetto di servizi e senza impegno di spesa.
Ma c’è anche una seconda opportunità: poter chiedere una diagnosi e un capitolato da uno o più consulenti indipendenti e poi raccogliere preventivi, alla ricerca dell’offerta migliore.
A questo punto scattano i lavori. Ricordando ancora che per queste tipologie di lavori, il contribuente (o l’impresa a cui è stato ceduto il credito fiscale) può recuperare l’importo in tre modi diversi: sconto in fattura del 100% (dunque non anticipando alcuna somma, non pagando quindi assolutamente nulla); con la detrazione del bonus in dichiarazione dei redditi del 110% in 5 quote annuali di pari importo (recuperando alla fine il 10% in più dell’importo speso); terzo e ultimo attraverso la cessione del credito del 110%.
Il fornitore che concede lo sconto, va anche detto, potrà a sua volta recuperare la somma sotto forma di credito d’imposta, utilizzandolo per pagare tasse e contributi in compensazione tramite il modello F24, oppure cedendo il credito ad altri soggetti come propri fornitori e, con questi bonus, anche alle banche.
Facciamo qualche esempio pratico, per entrare meglio nei casi di applicazione. Supponiamo di voler installare una caldaia a pompa di calore, il cui preventivo dell’impresa edile è di 10.000. Si è già ottenuto il visto di conformità dal Caf.
Vengono quindi eseguiti i lavori e non si dovrà pagare nulla perché l’impresa edile ha adottato lo sconto in fattura e ora è lei ad avere un credito di imposta di 11.000 euro (pari al 110% del valore dei lavori). E questo è il primo caso.
Una seconda ipotesi prevede, in alternativa, di scegliere di pagare il fornitore di propria tasca e poi procedere con le detrazioni fiscali in dichiarazione dei redditi. In questo occorre però suddividere l’importo da recuperare in 5 quote annuali. La novità è che in questo caso è stata ridotto della metà il tempo di recupero rispetto alle detrazioni ordinarie.
Anche in questo caso un esempio. Volendo installare una caldaia a pompa di calore, e con un preventivo sempre di il preventivo di 10.000 euro, dopo aver fatto eseguire i lavori, vengono pagati 10.000 euro all’impresa edile: verranno così maturate detrazioni fiscali per un totale di 11.000 euro (110%) diviso in 5 rate annuali di 2.200 euro.
Una terza possibilità è data dalla terza via: la cessione del credito. Ecco come funziona. In questo caso si dovrà pagare il fornitore e poi utilizzare il superbonus come credito d’imposta da utilizzare per il pagamento delle tasse in compensazione con il modello F24 oppure utilizzare il credito maturato da cedere a soggetti terzi, incluse banche e altri intermediari finanziari.
Questa possibilità non riguarda solo gli interventi strettamente interessati dal superbonus 110%, ma anche tutti gli altri come bonus facciate, recupero del patrimonio edilizio e altri interventi edilizi.
Così volendo installare la nostra caldaia a pompa di calore da una spesa di 10.000 euro, una volta effettuati i lavori, sarà l’impresa edile (o la banca), ad aver maturato un credito di imposta per un totale di 11.000 euro (110%) diviso in 5 rate annuali di 2.200 euro.
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