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Appello degli architetti, segnalate aree e immobili in degrado per il loro recupero

Appello degli architetti, segnalate aree e immobili in degrado per il loro recupero

Il brutto non è più tollerabile: va cancellato

Luoghi pubblici, edifici privati, paesaggi, edifici, cascine, angoli urbani. Sembrano non appartenere più a nessuno. Dove il tempo sociale si è fermato, ma dove il ritmo dell’abbandono, del degrado, della distruzione non fa sconti a nessuno. E incalza velocemente. Sono vecchie fabbriche, semplici edifici civili un tempo abitati da famiglie, perfino ville storiche vuote, splendidi ruderi in mezzo a fantastici boschi sarebbero un paradiso per i giochi dei bambini. Ed è proprio dalla segnalazione del rudere di Castel Calepio, in zona Porto, nel mezzo di un verdissimo bosco che può iniziare la seconda nuova e piena stagione della rigenerazione urbana dell’Atlante Second Life. Un progetto di recupero delle aree abbandonate che, in due anni di vita – ma con un 2020 che lo ha completamente bloccato – è riuscito comunque ad arricchirsi di nuove dimensioni e di valore.

Il motore e la vera forza ispiratrice di questo strumento restano la capacità di mettere al centro le persone, di valorizzare l’intelligenza e la sensibilità della comunità che partecipa attraverso le segnalazioni alla difesa della bellezza, del riuso e del recupero dei propri luoghi per destinarli a una nuova funzione sociale, economica e culturale.

Fa specie, in questo senso, la segnalazione di un immobile abbandonato, di un piccolo condominio, in centro paese a Zogno. Il caseggiato è talmente degradato che avvilisce anche il contesto paesaggistico intorno, per questo ne chiedono l’abbattimento. Alla bruttezza non ci si abitua più, e non la si tollera più. E se non può essere recuperato lo si demolisca: è questa la richiesta arrivata arrivata all’Atlante dai cittadini.

Ma fra le segnalazioni prevalgono nettamente le proposte di recupero, di riuso dei diversi contesti che arrivano all’Atlante, perché ridare maggiore qualità alla vita sociale e culturale guidano il senso della rigenerazione: in meno di due anni sono arrivate 327 proposte, 103 i Comuni con almeno una “luce spenta”, oltre 700mila persone coinvolte. Da non dimenticare anche il valore della ricaduta economica: un potenziale d’investimenti e di lavoro stimati che sfiora i 450 milioni di euro.

Il tema della cura è un importante riferimento che va di pari passo con la cura della persona, ma questo progetto mette l’accento sul valore anche in relazione agli spazi e a luoghi in cui vivono le persone.

Tutto è iniziato due primavere fa, ma il debutto reale e importante dell’Atlante Second Life è stato nelle scuole della provincia di Bergamo, nella primavera del 2019. È cresciuto fino a diventare significativamente percorso di alternanza scuola lavoro per i giovani. E che continua anche oggi.

Il progetto messo in campo dall’Ordine degli Architetti della provincia di Bergamo, all’interno dell’iniziativa-evento Ciam2019, qui il report finale, (nel 70° Anniversario del Congresso di architettura moderna che si è tenuto a Bergamo nel 1949), ha rimesso al centro del dibattito il territorio, sostenibilità, la qualità della vita sociale, la riqualificazione e la rigenerazione delle aree cittadine. Due anni di lavoro sul territorio e di crescita, tanto da oltrepassare i confini geografici della provincia e diventare oggi un percorso esportato a livello nazionale coinvolgendo l’Ordine degli Architetti di Rimini.

Il tema della cura è un importante riferimento che va di pari passo con la cura della persona, ma siamo convinti abbia molto valore anche in relazione agli spazi e a luoghi in cui vivono le persone

I due pilastri dell’Atlante: cura e desiderio

Sono due i pilastri portanti del progetto Asl, Atlante Second Life. Il primo è tutto nella parola “cura”, come racconta Gianpaolo Gritti, architetto e presidente dell’Ordine degli architetti della Provincia di Bergamo: «La cura della città e dei territori è un tema portante della nostra professione, ma per questo abbiamo deciso di occuparcene con un metodo nuovo, diverso, innovativo. Solo qualche anno fa il termine “cura” era poco utilizzato, oggi la “cura”, anche di fronte a tutto ciò che sta succedendo ancora, è centrale non solo come un importante riferimento che va di pari passo con la cura della persona, ma siamo convinti abbia molto valore anche in relazione agli spazi e a luoghi in cui vivono le persone, nelle nostre città e nei nostri territori. L’architetto ha il compito di prendersi cura di questi luoghi inutilizzati offrendo loro una seconda vita. Proprio come farebbe un medico con il suo paziente».

Il più delle volte è il paziente che chiama il medico per segnalare il proprio malessere. Il medico interviene, il paziente collabora. Ed è qui, in questa relazione biunivoca che entra in gioco il secondo presupposto portante dell’intero progetto dell’Atlante. Un percorso innovativo di coinvolgimento che consente di arrivare a molteplici scenari di rigenerazione.

L’intuizione forte è quella di aver creato una relazione integrata e flessibile con le tante comunità del territorio. La modalità non poteva che essere una: promuovere la collaborazione, con una sorta di chiamata ai privati, ai singoli cittadini di ciascuna comunità perché fossero loro i protagonisti della trasformazione. A seguire, ma non meno importante, vi è il coinvolgimento della sfera pubblica, delle amministrazioni locali. In tutto questo l’Ordine degli Architetti ha saputo mettere in campo anche gli strumenti più adatti per favorire il dialogo, combinando metodi innovativi a strumenti tecnologici e digitali.

«La rigenerazione urbana – spiega il presidente Gritti - è rimasta troppo legata alle grandi trasformazioni di aree dismesse, delle aree industriali non più attive, dei luoghi comunque di una certa importanza. Molto più complessa è invece la trasformazione diffusa sul territorio. È stata questa riflessione a portare il nostro Ordine professionale a sviluppare nella primavera del 2019 la piattaforma digitale Asl, l’Atlante Second Life, il primo vero prodotto operativo per la cura del territorio. Si tratta di una piattaforma web, completamente gratuita e di libero accesso, dove chiunque può proporre il recupero o la riconversione di un luogo, di un edificio, di un’area del proprio comune o città, da un immobile al parco giochi: è sufficiente proporre l’idea “postando” una fotografia del luogo o dell’edificio urbano che si vuole salvare, trascrivendo il «proprio desiderio di trasformazione».

A quel punto il meccanismo si mette in moto, grazie ad uno «scatto positivo di energia». «È ciò a cui puntiamo, liberare energie intorno alla quali aggregare cittadini e passare dall’Atlante delle proposte alle azioni concrete. Curando, anche in questo caso, e cercando un approccio di partenariato, di sussidiarietà o di mutua cooperazione con le amministrazioni locali, enti pubblici esattamente come nella naturale vocazione dell’Ordine degli Architetti. Una reale collaborazione – spiega Gritti –, basata su uno scambio positivo: uno spazio dove avviare un laboratorio di ideazione e di progettualità con i cittadini, la possibilità di fare sperimentazione urbana con chi ha partecipato al laboratorio di quel progetto e solo dopo, se ci sono le condizioni, avviare la doppia fase del concorso di progettazione e realizzazione».

Non solo grandi progetti, più attenzione alle persone

Nella città di Bergamo va segnalata un’iniziativa che ha un valore simbolico estremamente importante. Si tratta di un cantiere in corso d’opera dellariqualifica dell’ex Consorzio Agrario: un’area di circa 5.000 metri quadri complessivi, per un valore dell’investimento di 6 milioni di euro. «Ma si possono citare anche interventi minori, noi li chiamiamo di agopuntura urbana. Come quello di un ragazzo – sottolinea il Presidente dell’Ordine degli architetti di Bergamo – che ha inserito nella piattaforma il desiderio di installare un canestro da basket vicino a una pensilina dell’autobus. Rigenerare non significa intervenire solo su grandi spazi, ma anche attraverso micro-interventi realizzati per rispondere ai desideri del singolo cittadino. Secondo il nostro punto di vista avere un “desiderio” può essere un motore alternativo a quanto finora ha contraddistinto i temi della rigenerazione».

È significativo il progetto che sta coinvolgendo il comune diNembro chiamato “Nembro si...cura. Un percorso partecipato per riqualificare uno spazio urbano come “motore di rinascita della comunità dopo il terremoto del Covid” ha sottolineato il sindaco Claudio Cancelli. Il progetto coinvolge un luogo centrale del Paese, interamente ripensato e riprogettato su proposta coordinata dagli architetti dell’Ordine, per una maggiore fruizione da parte di tutti i cittadini. Sono state coinvolte persone di tutte le fasce d’età.

Comuni che ce l’hanno fatta, e Comuni che ci stanno pensando. E non sono certo le risorse economiche che mancano per un territorio come la provincia di Bergamo. «Credo che il vera problema sia piuttosto di riuscire a innescare il desiderio giusto nelle persone e a intercettarlo per farlo diventare il motore della trasformazione».

Intanto l’Atlante in versione digitale avanza. Cresce come contenitore di idee, costruisce, pezzo dopo pezzo, una mappatura di luoghi di Città e territori che costituiscono opportunità future.

Gli esempi sono tanti: dal Castel Liteggio, del XV secolo, di Cologno al Serio (edificio abbandonato ma si chiede “possa avere una destinazione culturale o turistica”); a villa Bajo, in Bergamo, edificio vincolato e in disuso, ma potrebbe essere trasformato in “nuove residenze e servizi per la comunità”; alla palazzina civile, un tempo residenza di famiglie di Albino oggi abbandonata e ricovero malandato di attrezzi. C’è anche la chiesetta dell’Ascensione a Costa Serina: i cittadini chiedono solo maggior decoro, magari allestendo qualche panchina da dove ammirare l’edificio sacro e, magari, illuminarlo meglio.

«Sono convinto che chi ha un desiderio fa di tutto per arrivare a realizzarlo. Le rigenerazioni proposte dall persone hanno questa spinta del desiderio, di voler dare valore nuovo a quello che vedono e ai luoghi che vivono»

Anche per l’illuminazione l’arch. Gritti, definisce quella generata dall’Atlante una «mappa di luci da riaccendere, là dove il buio oggi avvolge fino a migliaia di edifici sul territorio». Il modello Second Life, se si vuole, replica la raccolta di immagini del social Instagram, con l’aggiunta che con l’Atlante l’immagine diventa anche contenuto, una proposta costruttiva: sono tutte situazioni che «possono potenzialmente diventare opportunità future per il territorio; alcune da trasformare, altre da rinnovare oppure da demolire. Insomma, un percorso, appunto, per riaccendere quelle stesse luci».

Le parole-chiave di questo progetto emergono man mano che si entra nei dettagli. Dopo il termine “cura”, Gritti ne porta in superficie un secondo che abbiamo già incontrato: desiderio. «È una parola decisiva, molto nobile per l’impulso di motivazione che sta dietro e dentro al suo significato. I desideri sono il motore del mondo - sottolinea Gritti -. E sono convinto che chi ha un desiderio fa di tutto per arrivare a realizzarlo. Se le rigenerazioni proposte dalle persone rispecchiano l’idea di avere una città diversa significa che la spinta è nel desiderio di trasformare quello che vedono e i luoghi che vivono. L’Atlante ha questo obiettivo: chiedere la trasformazione urbana partendo dal desiderio perché là dentro si intuisce una potenzialità nuova per quel luogo dimenticato».

L’architetto Gritti torna nella sua sfera professionale. «Significa ribaltare completamente l’approccio tradizionale alla rigenerazione urbana – rimarca -, non più trasformazioni imposte dall’alto, ma definite da una partecipazione che nasce dal basso. È un’architettura nuova che vuole affiancare chi poi la usa e le sta intorno, senza imporsi».

È la strada che Gritti indica come nuova via per rispondere ai cambiamenti in corso sotto l’emergenza sanitaria e da cui emergono con consapevolezza i nuovi desideri, uno su tutti: avere uno spazio bello dove stare. È, in sintesi, a questa una “nuova domanda di socialità” che l’Atlante degli architetti di Bergamo intende rispondere e che, in parte, sta già raccontando. Anche perché, nel post-Covid, le aree urbane saranno quelle maggiormente investite dai cambiamenti importanti nelle abitudini e negli stili di vita. Quello che serve è una integrazione territoriale molto maggiore nel riprogettare il territorio, andando oltre una logica settoriale delle linee di progetto.

«Se riuscissimo anche noi come cittadini e come architetti a collaborare maggiormente, forse riusciremmo a rigenerare più velocemente e a prenderci cura meglio dei nostri territori»

Gritti chiude questa sua analisi lanciando un nuovo fronte di confronto, tutto interno alla sua categoria e richiamando l’inevitabile interdisciplinarietà della professione. «L’architetto è oggi una professione sempre più a cavallo fra l’architettura, l’urbanistica, l’ingegneria, la mobilità, la sostenibilità ambientale, l’ecologia. E come dimostra il progetto Atlante Second Life, il ruolo dell’architetto non può essere dedicato alla sola progettazione, perché saremo sempre più mediatori nell’ambito delle trasformazioni e rigenerazioni urbane. Se riuscissimo a togliere un po’ tutti gli steccati che dividono le varie professionalità – è il monito di Gritti - come hanno fatto i medici nella fase acuta della pandemia, se riuscissimo anche noi come cittadini e come architetti a collaborare maggiormente, forse riusciremmo a rigenerare più velocemente e a prenderci cura meglio dei nostri territori. Non è un cambiamento istantaneo – ammonisce il presidente dell’Ordine – ma è certamente un ruolo a cui tendere, con valore economico, sociale e ambientale per l’intera comunità in cui ciascuno di noi è inserito e vive».